IL MAESTRO ARGUEDAS CI PARLA DEL LAVORO DEI MAESTRI

Ho raccolto alcuni testi con i quali José María Arguedas, come Maestro, ci parla del lavoro degli insegnanti. Le sue parole rimangono fra virgolette:

IL MAESTRO CHE INTEGRA LA PATRIA
1. “In un Paese tanto complesso come il nostro - strapieno di contradizzioni culturali, e di convinzioni diverse - la missione del maestro è, proprio qui, una cosa molto difficile, perché nel Perù l'educazione non si risolve solo grazie al metodo, ma mediante la conoscenza della cultura, dei costumi d'ogni popolo giacché siamo un Paese molto mischiato, un Paese meticcio in quanto a concezioni morali e politiche. Siamo, infine, un Paese che costituisce una mescolanza di razze e culture che non ha tuttavia finito di definirsi. Noi maestri siamo coloro che devono impulsare questa definizione e a questa integrazione di convinzioni. Quando tutto il Perù abbia più o meno una sola convinzione, almeno una da condividere, saremo patrioti. Quando ci sia una fede che ci unisca tutti. Adesso abbiamo però ventimila tipi di fedi diverse, e per questo non siamo patrioti perché non abbiamo elementi ideali ai quali partecipino tutti''.

ESPERIENZA CRITICA
2. (Quando ero studente), ''Una metà degli insegnanti arrivava a scuola con venti minuti di ritardo; ritardavano dieci minuti a fare l'appello, e per il resto sbadigliavano o dettavano qualche vecchio corso che noi alunni dovevamo andar copiando durante l'anno. L'altra metà dei professori spiegavano tutte le questioni delle loro materie seguendo l'ordine del Piano Ufficiale accingendosi a questo con fedeltà militare. E la scuola era sempre un locale grande dove noi professori e studenti ci chiudevamo dentro per studiare tante materie: Chimica, Fisica, Matematiche, Geografia, Storia, Anatomia, Botanica. Non si parlava mai di quel che accadeva, o c'era, fuori da questo locale. Del Perù conoscevamo soltanto una narrazione degli avvenimenti passati e un elenco dei suoi fiumi, laghi, montagne, province e altopiani. Durante i cinque anni della mia educazione ''Secondaria'', non leggemmo neppure un libro in classe e non s'aprirono mai dialoghi d'amicizia con i professori. Loro erano un gruppo di persone, e noi un altro completamente a parte. All'ora della ricreazione noi studenti uscivamo a giocare nel patio mentre loro, nella sala dei professori, se ne stavano là indifferenti o disturbati dal nostro rumore.
E non c'è alcun dubbio che noi studenti volessimo bene a una parte di loro che quando entravano nell'aula, questa era come una chiesa per la solennità ed il silenzio. Sarà stato per la differenza che c'era fra i fedeli ligi del programma, e gli altri che, sbadigliando o revisando le loro lettere familiari sulla cattedra, se ne approfittavano del nostro rispetto e silenzio''.

CONOSCERE IL BAMBINO
3. “Un maestro non può formare i propri alunni o mettersi in contatto con loro in maniera affettuosa ed intima quando non conosce neppure approssimativamente il loro spirito. Voi sapete bene com'è, per esempio, il comportamento dei bambini di Lima assai diverso da quello dei piccoli d'un villaggio andino. E come sono ben diversi fra loro i bambini d'un villaggio andino, e quelli d'un porto o di una popolazione creola giacché i costumi dei paesi delle Ande sono molto diversi da quelli della costa, e questa differenza è così grande che ognuno di noi se ne accorge, compreso un turista statunitense. Questo si deve al fatto che quando scendiamo dalle Ande alla costa c'accorgiamo che cambia tutto. Le case sono fatte in altro modo, l'ambiente geografico è tutt'altra cosa, e così anche gli animali, le piante ed i fiori. Nel nostro mondo andino, cioè tutto quello che ci circonda, si parla la lingua quechua mentre sulla costa non è cosí. Sulla costa troviamo una gran quantità d'elementi per le comodità, dominio della tecnica, e una grande influenza della saggezza della civiltà occidentale, europea o statunitense. In cambio, sulle Ande c'è una ben maggiore influenza degli antichi costumi facendo sì che le differenze creino persone con un altro modo d'essere.
E per un educatore, conoscere la persona che educa è chissà la cosa più importante.''

I BAMBINI DELLE ANDE: EDUCAZIONE E GIOCHI
4. “La condotta del bambino indio è condizionata anche dalla situazione, e dalla classe di lavoro, che occupano i suoi genitori nella società.
Così il bambino indio gioca, quasi senza cambiamenti, in modo d'intrattenersi realizzando le sue occupazioni d'adulto. Potremmo parlare di un tipo di gioco con una funzione, e non di pura ricreazione. Gioca imitando i lavori che svolgono i grandi: ara, arrea, ''animali'' - possono questi venir rappresentati da pietre o insetti - da portare nella ''stalla'' da lui costruita usando fango e paglia. ''Costruisce'' case, acquedotti, forni, mulini.
Nella tenuta ''Huayu Huayu'' del distretto di Huanipaca, un bambino più piccolo di me, e che aveva 13 anni, mi prese come ''aiutante''. E in vari giorni aprimmo un acquedotto che scendeva dal fosso d'irrigazione dell'orto della tenuta. Costruimmo una caduta d'acqua ben canalizzata, e un mulino di pietra.
I giochi del bambino indio delle comunità piú isolate e monolingue costituiscono non solo un mezzo d'intrattenimento biologico, ma anche sociale e pratico. Sono parte dell'educazione dato che tutto il processo di questa è irregolare anche quando concorra alla scuola ufficiale. Prepara per un'altra classe di vita che lo porterà al suo strumento sociale nativo''.

ESPERIENZA COME INSEGNANTE
5. Per molti anni sono stato professore sulle Ande e sulla costa. E vi devo confessare che quando mi fecero insegnante di grammatica o di spagnolo, era il 1939, andai subito a chiedere un programma del corso che avrei dovuto dettare, e mi trovai con la sorpresa che del programma non conoscevo quasi nulla.
Mi ero completamente dimenticato della grammatica, ma senza dubbio avevo già qualche prestigio di scrittore. Questo fatto di non conoscere come si deve la grammatica, e di essere scrittore con un sufficiente prestigio, da un lato mi dimostrò che non è cosí importante ed esclusivo conoscere appieno la grammatica per imparare a scrivere e ad esprimersi.
Se è molto importante la conoscenza della stessa materia che uno va ad insegnare, è poi importante conoscere il modo d'essere delle persone a cui si va ad insegnare, ed infine come si gli va ad insegnare.
Sfortunatamente mi perdonerete per questa frase, perché è possibile che fra di voi ci siano molti professori, ma nei centri di formazione di maestri si dà un'importanza eccessiva ai metodi senza considerare sul serio questi altri due fattori assai importanti: la conoscenza delle materie che devono essere insegnate, e, ancor di più, in che modo può un maestro avvicinarsi allo spirito dei bambini conquistando la loro fiducia, amicizia e affetto senza le quali non è possibile alcuna formazione istruttiva, e ancor meno educativa''.

DALLE ESPERIENZE DEL POPOLO
6. L'esperienza del popolo (folclore) ''può servire agli educatori come una fonte che fornisce materiale per la stessa educazione. Ancor più, può servire come informazione per conoscere lo spirito, il modo d'essere degli studenti e dei loro genitori del popolo in cui uno lavora.
Il folclore ci può servire di maniera chissà migliore che ogni altra fonte, meglio che nessun altro strumento dell'essere umano per arrivare all'intimità dei bambini, dei genitori, e del popolo del quale il maestro è un educatore. Un modello per la condotta di tutti, grandi e piccoli''

Sigftredo Chiroque Chunga (IPP)

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